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Q. Cassius Longinus. Denario, 55 a.C.

Currency:EUR Category:Coins & Paper Money / Coins: Ancient Start Price:1,000.00 EUR
Q. Cassius Longinus. Denario, 55 a.C.
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Repubblica Romana. Q. Cassius Longinus. Denario, 55 a.C. D/ Testa velata di Vesta a destra. Davanti, VEST. Dietro, Q. CASSIVS. R/ Il tempio di Vesta. All'interno, sedia curule. A sinistra, urna. A destra tavoletta di voto, con iscrizione AC (Absolvo/Condemno). Cr.428/1. B.9. AG. g. 3.68 mm. 19.50 R. FDC. Il culto di Vesta, nume tutelare del focolare domestico, ha origini che precedono quelle di Roma stessa. La tradizione vuole che Rea Silvia, madre di Romolo, fosse una Vestale condannata a morte per avere trasgredito al divieto di contrarre matrimonio. Il collegio delle Vestali, le sacerdotesse consacrate alla dea, risiedeva nell‚ÄôAtrium Vestae presso il Foro ed era presieduto da una Virgo Vestalis Maxima. Compito istituzionale delle sacerdotesse era quello di alimentare e custodire il fuoco sacro sull‚Äôaltare di Vesta. Al collegio potevano accedere esclusivamente fanciulle di famiglia patrizia, prive di difetti fisici, che venivano reclutate ad un‚Äôetv† da sei a dieci anni. Il sacerdozio durava trent‚Äôanni e per tutto questo periodo era loro imposto l‚Äôobbligo della verginitv†. Le Vestali che per negligenza avessero lasciato spegnere il fuoco sacro venivano battute con verghe. Quelle che avessero tradito il voto di castitv† pagavano il sacrilegio con la vita, sepolte vive in una grotta presso porta Collina, con una piccola scorta di pane, acqua, latte ed olio. Esse godevano in compenso di onori e privilegi. Ricevevano una cospicua dote dallo Stato e non erano soggette all‚Äôautoritv† paterna. Lasciavano l‚ÄôAtrium Vestae solo in occasioni solenni ed avevano allora il diritto di essere precedute dai Littori. Chi le offendeva veniva punito con la morte; mentre avevano l‚Äôautoritv† di graziare i condannati a morte che avessero per caso incontrato. Simboli di verginitv† e purezza, esse bevevano esclusivamente acqua piovana ed indossavano lunghe stole bianche , di cui un‚Äôestremitv† copriva loro quasi interamente il capo. Al termine del sacerdozio trentennale, esse potevano lasciare il tempio ed unirsi liberamente in matrimonio. L‚Äôordine delle Vestali sopravvisse fino al 389 d.C., quando fu soppresso da Teodosio I, irriducibile nemico di ogni culto pagano. Nella sua lunga vita il collegio dovette essere turbato da pivp di uno scandalo, se la tradizione riferisce che ben tredici Vestali furono sepolte vive per perduta verginitv†, mentre altre sette scelsero di morire in modo diverso. Questo denario allude ad un‚Äôappassionante vicenda giudiziaria e politica innescata da un preteso episodio scandaloso verificatosi nel tempio di Vesta alla fine del II secolo a.C.. Nel 114 a.C., a sette anni dall‚Äôassassinio di Gaio Gracco, la societv† romana era divisa da gravi tensioni sociali ed agitata da fermenti rinnovatori e progressisti. In quell‚Äôanno circolv= e fece grande scalpore a Roma una voce secondo la quale tra le Vergini Vestali si sarebbero verificati episodi di inammissibile dissolutezza. Fu promossa un‚Äôinchiesta ufficiale al termine della quale tre Vestali risultarono gravemente indiziate. Ma il processo celebrato dal Pontefice Massimo si chiuse con la condanna di una sola di esse. In un clima politico e sociale incline alle strumentalizzazioni di parte, i progressisti videro in questa indulgenza una sorta di complicitv† tra i Pontefici e le Vestali, tra inquirenti e inquisite. Cosv¨ nel 113 a.C. il tribuno Sesto Peduceo, invocando la revisione del processo, indusse la plebe ad istituire un suo proprio tribunale, la cui presidenza fu affidata a Lucio Cassio Longino, uomo di proverbiale intransigenza e severitv†. Come prevedibile, il tribunale del popolo emise un verdetto esemplare, condannando a morte anche le due Vestali assolte dalla prima sentenza. Si volle cosv¨ colpire non solo l‚Äôaristocratico collegio sacerdotale che aveva commesso sacrilegio, ma soprattutto i conniventi Pontefici. Come se non bastasse, narra Plutarco che la plebe, superstiziosa, ispirandosi ad un crudele cerimoniale etrusco, invocv= la necessitv† di consumare sacrifici umani per placare gli dei. Cosv¨ due Galli e due Greci furono massacrati nel Foro Boario. Trascorsi quasi sessant‚Äôanni da queste vicende, Quinto Cassio Longino, discendente di Lucio Cassio, essendo magistrato monetario nel 55 a.C., rievoca su questo incantevole denario quell‚Äôantico scandalo, il clamoroso processo e indirettamente l‚Äôantenato che ne era stato il promotore. Il tipo del rovescio ci mostra il teatro dello scandalo e allude per simboli al processo riparatore. Al centro campeggia il tempio di Vesta, retto da sei colonne, la prima coppia delle quali di calibro maggiore delle altre; civ= conferisce profonditv† al monumento, mentre lo scorcio prospettico ne lascia intuire la pianta circolare. Al suo interno v® la sella curulis. Il tetto a cupola ha due antefisse laterali a protome di dragone ed v® sormontata da una statua della dea, che tiene patera e scettro. A sinistra del tempio v® raffigurata l‚Äôurna delle votazioni; a destra la tavoletta di voto con le lettere AC, iniziali dei due possibili verdetti Absolvo/Condemno. Il diritto v® riservato al busto di Vesta, di un livello stilistico straordinario su questo conio. Il ritratto della dea v® modellato con grande sapienza, il suo profilo v® limpido e di assoluta bellezza classica, il suo sguardo intenso ed assorto. Il lembo di stola che le copre il capo v® arretrato per mostrare il diadema ed i capelli corti sulla fronte. Le sue pieghe sono morbide e naturali e disegnano per trasparenza la crocchia sulla nuca e la curva agile del collo. Emana da questo volto un‚Äôaura affascinante ed enigmatica, la sua espressione v® quella malinconica e turbata di una divinitv† offesa. (rb).